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L'effetto Dunning-Kruger nello Sport

È sapiente solo chi sa di non sapere, non chi s'illude di sapere e ignora così perfino la sua stessa ignoranza

Socrate
 

Il mondo dello sport è affascinante e coinvolgente. Cattura, sorprende e meraviglia fin da quando si è piccoli, permettendo di sognare ad occhi aperti.

Succede spesso di visualizzarsi in una situazione e in un contesto di vittoria, immaginandosi su un podio prestigioso, su una vetta sorprendente o al raggiungimento di un risultato ambito. Sono traguardi esaltanti e che inorgogliscono i propri cari prima ancora di riempire di fierezza e di soddisfazione se stessi, in prima persona.

È, pertanto, un ambiente che, in concreto, stimola e attiva verso obiettivi di trionfo e di gratificazione. Fa sentire propriamente vivi.

Troppe volte, però, quanto appena detto confonde, soprattutto i più piccoli.

In che modo?

Può succedere che i bambini e i ragazzi colgano messaggi nascosti e inconsapevoli nello svolgimento dell’attività sportiva, messaggi che indicano di essere performanti e vittoriosi a tutti i costi.

Si è immersi più di quanto si immagini, attualmente e a parer mio, in spazi e tempi impregnati di concetti di successo e di null’altro.

Gli adulti di riferimento sono, spesso, i primi a non aver chiarito a se stessi quanto sia importante crescere, da un punto di vista umano e sportivo, prima ancora di vincere e di portare a casa punti. Non avendo, dunque, colto l’importanza educativa della pratica sportiva, i grandi si mostrano scalpitanti dinanzi ad una vittoria e perdutamente delusi e frantumati dinanzi ad una sconfitta.

Un contesto sportivo, che riduce ogni atto e ogni pratica a vittorie e punti senza coltivare il processo di crescita sottostante, può trasformarsi, con facilità sorprendente, in uno scenario ove il talento e il successo sono prioritari in assoluto.

Simili prospettive sono terreni fertili per distorsioni della realtà.

Perché?

Chi, in effetti, impara costantemente ad essere orientato ai risultati, piuttosto che alla intrinseca qualità delle proprie abilità e del proprio vissuto rispetto alle attività sportive, potrebbe credere di dover primeggiare e di doversi distinguere dagli altri ad ogni costo.

In tal maniera, si finisce, talvolta, col confondere la realtà con dati di fatto stabili e concreti e col produrre molte distorsioni cognitive, o meglio degli errori di pensiero.

Tra queste annoveriamo l’effetto di Dunning-Kruger, un fenomeno comune e diffuso anche se poco conosciuto. L’atleta che mette in atto questa distorsione tende a sopravvalutarsi e a giungere a conclusioni affrettate che non trovano alcuna corrispondenza nella realtà, se non per brevi periodi.

È come se la persona si illudesse di essere forte e competente fino poi a fallire perché le prove di realtà, nel lungo periodo, dimostrano altro e disconfermano le premesse.

L’atleta, condizionato da tale effetto, perde la possibilità preziosa di fare un’analisi fondata delle proprie potenzialità e risorse in modo da porsi in un atteggiamento di disponibilità verso le esperienze di miglioramento, cambiamento e maturazione.

L’effetto di Dunning-Kruger diventa un fenomeno di stallo e di blocco perché impedisce, di fatto, un’adeguata attivazione comportamentale basata su impegno e determinazione. È un elemento particolarmente presente in contesti chiusi, rigidi e poco inclini al confronto e alla crescita piena di ciascuno.

Insegnare a crescere significa imparare a osservare e a descrivere la realtà obiettiva per evitare di rimanere intrappolati tristemente in successi iniziali che certamente lusingano ma che finirebbero spesso col dare false speranze.

I giovani meritano un rispetto autentico e profondo. È importante, quindi, che caregivers e formatori si rivolgano agli allievi in quanto persone uniche con risorse da scovare e da impreziosire, coltivando pazienza, dedizione e diligenza.

Vanno banditi, perciò, messaggi fuorvianti ed euforici rispetto a capacità talentuose prima ancora di verificare che ci siano le basi necessarie per poter affrontare, con costanza e continuità, impegni prestigiosi.

Lavorare sulla consapevolezza di se stessi e degli altri rimane la priorità, nello sport come nella vita quotidiana. Alleniamoci e alleniamo a farlo per non rimanere soltanto con l’illusione di saper essere e di saper fare.

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