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Il Self- talk: in che modo un atleta parla a se stesso

È come se dentro ciascuno fosse presente un compagno di viaggio che, quotidianamente e attimo dopo attimo, parla con noi e a noi stessi, una modalità riflessiva che può, fortemente, influenzare il nostro modo di agire.

Ciò che pensiamo è in grado di condizionare il nostro comportamento perché i pensieri creano le emozioni e queste, a loro volta, spingono ad agire.

Anche in ambito sportivo, pertanto, i pensieri possono influenzare la performance, condizionandone l’esito e la riuscita.

I pensieri che affiorano nella mente sono numerosi e, il più delle volte, automatici e negativi, e se non se ne diventa consapevoli possono diventare una vera e propria forza sconosciuta che controlla la nostra persona, una sorta di presenza disfattista che vede costantemente negativo, un vero e proprio nemico interno che funge da padrone di casa e che, per noi, silentemente agisce.

Un atleta che non allena la sua mente, probabilmente, non è costantemente presente nella realtà e, spesse volte, non riconosce i suoi pensieri, veloci e continui.

Se parla a se stesso in termini negativi e pessimistici crea un vortice di pensieri disfunzionali e ossessivi che scompigliano i suoi stati interni, trasformandosi in una totale confusione nella prestazione sportiva.

Pensieri negativi e distorti, difatti, non permettono il raggiungimento degli obiettivi prefissati, alterano le abilità di attenzione e di concentrazione, disregolano le emozioni, condizionano la motivazione e l’autoefficacia percepita, provocano, altresì, un’alterazione dell’umore dello sportivo.

La tecnica del Self-talk, o del dialogo interno, è utilizzata anche nello sport e rende possibile l’identificazione e la ristrutturazione dei pensieri automatici e disfunzionali dell’atleta per ottimizzare la sua prestazione.

È una tecnica basilare e, al contempo, facilmente apprendibile e, pertanto, spendibile dallo sportivo in modo efficace. Si tratta di focalizzare la propria attenzione sui pensieri e sulla successiva modificazione in idee razionali e realistiche, eventualmente in stimoli positivi e rinforzanti.

La tecnica del Self-talk è utile sia quando si apprendono nuove abilità sia nello svolgimento e nell’attuazione di compiti e skills già proprie e apprese; può essere un valido e potente alleato in allenamento, nel pre-gara, in gara ma anche nel post e quando non si è in un contesto sportivo.

Ma cosa dice a se stesso un atleta in un dialogo interno efficace?

In genere, si tratta di un dialogo positivo e incoraggiante capace di sostituire il precedente dialogo fatto, probabilmente, di autocritica spezzante, negativa e pessimista.

È un dialogo, per lo più, strutturato in frasi, suggerimenti o parole chiave che l’atleta si ripete. Sono frasi brevi, semplici e concise. Si tratta di istruzioni direttive rivolte a se stessi in prima o in seconda persona, ove quest’ultima soluzione sembrerebbe essere più autorevole e, quindi, più funzionale.

Le istruzioni e le frasi che l’atleta rivolge a se stesso dovrebbero essere specificatamente formulate senza includere il “non” perché altrimenti si otterrebbe l’effetto contrario a quello desiderato poiché la mente funziona esattamente al contrario e tende a ribellarsi alle costrizioni e alle forzature.

È una tecnica che ha dimostrato ampiamente la sua utilità e che permette di migliorare il funzionamento dello sportivo che sceglie di ottimizzare le personali prestazioni lavorando su se stesso e sulle proprie potenzialità con naturalezza e impegno.

Appartiene agli strumenti a cui uno sportivo può fare ricorso per conquistare e mantenere la padronanza dei suoi gesti atletici e della sua attivazione psicofisica, rinunciando addirittura a credere, piano piano, a “cosucce” particolarmente ingenue come il destino o la scaramanzia.

Il Self-talk, insieme ad un’approfondita e strutturata preparazione mentale, si trasforma nella via maestra per sintonizzarsi con se stessi e con le risorse che sono dentro ognuno di noi e che, la vita ha, spesso, sapientemente nascosto.

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